In caso di lavoro nero, per tutelarsi, il lavoratore può avviare una vertenza di lavoro, vale a dire una contestazione avanzata contro l’azienda che lo abbia assunto irregolarmente, ossia senza un contratto, senza avergli versato i contributi ai fini pensionistici e senza averlo assicurato all’Inail per gli infortuni.
In primo luogo, con la vertenza di lavoro, il lavoratore può fare accertare il proprio rapporto lavorativo: difatti, anche un dipendente irregolare non può essere licenziato se non per giusta causa o per crisi, ha diritto allo stipendio riportato sul contratto, può pretendere il risarcimento dal datore di lavoro qualora si infortuni in azienda, può chiedere gli straordinari, le ferie, ecc.
Per la vertenza di lavoro nero è ci si può rivolgere all’Ispettorato del lavoro; l’ispettore convocherà il datore di lavoro e comunicherà la data in cui le parti dovranno presentarsi all’ufficio per le cosiddette conciliazioni monocratiche allo scopo di tentare una conciliazione. Il lavoratore deve presentarsi di persona con un avvocato in diritto del lavoro.
Se tale procedura ha esito positivo, il lavoratore sarà regolarizzato con pagamento dei contributi arretrati e delle eventuali differenze retributive.
Se, invece, le parti non riescono ad accordarsi, dunque se la suddetta procedura stragiudiziale ha esito negativo, l’avvocato incaricato avvierà una causa in tribunale volta all’accertamento del lavoro in nero ed a condannare il datore al pagamento delle somme dovute.
Il rapporto di lavoro “irregolare” può essere dimostrato in diversi modi:
• mediante un verbale ispettivo redatto da un funzionario dell’Ispettorato del lavoro che abbia visitato l’azienda e abbia accertato la presenza di personale non in regola;
• con prove testimoniali;
• attraverso documenti firmati dal lavoratore durante il rapporto di lavoro (si pensi ad una bolla di consegna sottoscritta dal dipendente irregolare);
• con documenti intercorsi tra le parti, scambi di email, lettere, ecc.
Il datore di lavoro non può licenziare il dipendente irregolare per averlo fatto chiamare dall’Ispettorato del lavoro o per avergli fatto causa. Nel caso in cui lo facesse, il lavoratore potrebbe domandare, oltre alla restituzione del suo posto, anche il risarcimento del danno.
La vertenza per lavoro nero può essere avviata anche dopo la fine del rapporto di lavoro. In tal caso, occorre rispettare il termine di prescrizione che la giurisprudenza indica in cinque anni.
Inoltre, per denunciare il lavoro in nero, oltre che all’Ispettorato del lavoro, ci si può rivolgere anche alla Guardia di Finanza, che, tuttavia, può agire esclusivamente in ordine all’evasione fiscale del datore di lavoro.